TRASFERIRSI A VIVERE E LAVORARE IN ECUADOR (Guayaquill): La terribile esperienza negativa di Danilo in Ecuador a Guayaquill Di Maria Valentina Patanè 21/11/2011
Danilo Biancalana 34 anni, un'esperienza di vita fatta in due paesi diversi (Spagna ed Ecuador) lo ha riportato di nuovo in Italia. Oggi è pronto per ripartire per una nuova meta ancora non definita. Dopo aver lavorato in Italia e aver messo da parte i suoi risparmi, decise di partire per la Spagna dove si trovò molto bene, tuttavia per paura di affrontare difficili decisioni scappò via e si rifugiò in Ecuador dove purtroppo iniziò il suo terribile incubo…
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-Ciao Danilo, cerchiamo di mettere un po’ di ordine e di iniziare a raccontare la tua storia, ora dove vivi? Sono ritornato a Roma da 3 anni
-Come mai hai deciso di ritornare in Italia? Perché purtroppo ho avuto una brutta esperienza
-Prima della tua partenza lavoravi a Roma? Ho avuto tantissimi lavori, lavoravo di notte per lo Sheraton, di giorno per un impresa di servizi di manutenzione e gestivo un sito di vendite on line. Per un periodo ho fatto anche tutte e tre i lavori in contemporanea.
-Ora che sei ritornato a Roma hai ritrovato il tuo lavoro? No, ma ora ho una ditta di servizi fotografici ad associazioni sportive, non guadagno molto ma è sempre una cosa mia.

-In quale paese estero eri andato a vivere?
La prima volta che me ne andai fu per la Spagna, in Andalusia al
Rocio per l'esattezza, e ci passai due anni quasi... e purtroppo ho
deciso di tornare in Italia perché c'erano problemi con il proprietario
del'immobile che avevamo affittato e io vista la mia giovane età e
l'inesperienza nell’affrontare queste cose decisi di scappare via. E me
ne pento.
La seconda volta che emigrai dall’Italia fu per il Sud America sono stato fondamentalmente a Guayaquill in Ecuador.
-E’ stato difficile ambientarsi?
In Spagna mi sono ambientato quasi subito, nonostante all’epoca non
parlassi la lingua, è stato facile. E’ stato un periodo splendido della
mia vita.
Invece in Ecuador è stato impossibile, per quello ho deciso di tornare
in Italia (a parte che avevo finito i miei risparmi e i miei
investimenti erano andati malissimo), se mi fossi ambientato bene sarei
rimasto.
-Di cosa ti occupavi esattamente in Spagna e in Ecuador, come trascorrevi le tue giornate?
In Spagna avevo una piccola pensione bar, mi alzavo verso le 10
scendevo al nostro piccolo bar tiravo su la saracinesca, parlicchiavo
con la gente che veniva a far colazione, mi sedevo al tavolo con loro (i
clienti erano pochi e il tempo non mancava), poi verso l'ora di pranzo
mi sostituiva il mio socio e io prendevo il mio cavallo stallato proprio
dietro casa e me ne andavo o nel parco nazionale o in spiaggia a
cavalcare per un paio d'ore. Dopodiché il pomeriggio lo passavo sempre
al bar ad ascoltare i musicisti di Siviglia o a parlare con gli
avventori, la sera invece spesso passeggiavo lungo la Marisma con gli
amici sui nostri cavalli. Oppure andavamo in jeep presso la palude a
pescare un poco o a raccogliere legna per il nostro camino.
In Ecuador invece ho avuto due ristoranti, mi alzavo alle 5 di
mattina. Spesso stanchissimo perché durante la notte non riuscivo a
dormire a causa delle feste o dei bagordi della gente che mi circondava,
sembrava che quando c'era una festa la musica si dovesse sentire fino
in cielo e non mento se dico che su una settimana c'era silenzio solo
tre o quattro giorni.
La prima cosa che facevo era controllare la pistola che stesse a posto
carica e pulita, dopodiché si esce logicamente armato e si prende
l'autobus verso il mercato, si arriva al mercato e si deve litigare con i
padroni dei banchi per ottenere i prezzi più bassi, si fa la spesa e la
si porta al ristorante e se si arriva incolumi al ristorante si apre e
si aspetta i lavoranti per preparare la colazione, ogni cosa doveva
essere controllata perché se mi allontanavo un secondo o se avevo
qualche distrazione i miei lavoranti mi fregavano tutto ciò che potevano
(mi hanno rubato anche lo sciacquone del bagno quello in marmo). Una
volta ne beccai uno che calava la spesa dalla finestra ad un compare
mentre io ero in sala.
Poi la sera quando è ora di chiudere e scopri che dopo aver lavorato
tutto il giorno sei in perdita, se durante il giorno non ci sono state
truffe o rapine verso i tuoi confronti, chiudi tutto prendi l'autobus e
vai a casa, per scoprire che ti hanno rubato la cassetta delle lettere o
la piantina che avevi messo alla finestra (se ti e andata bene)..
sempre che la strada verso casa fili tutta liscia.

-Quindi non eri proprio soddisfatto del tuo lavoro?
No, in Spagna lo ero moltissimo, invece in Ecuador per niente, era un vero e proprio incubo.

-Danilo, hai voglia di raccontare cosa è successo e perché hai deciso di lasciare tutto anche in Ecuador?
In Ecuador avevo perso 30 mila euro investendoli in cose che si sono
rivelate superflue tipo cibo di ottima qualità (intendo farina senza
vermi o carne non putrida) e pagando decentemente la gente che lavorava
per me, non avevo considerato il basso ricarico e quando me ne sono reso
conto e ho trovato il coraggio per cambiare queste cose era ormai
tardi… avevo finito i soldi.

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 -C’è qualche episodio in particolare che ti ha fatto dire, basta ora me ne vado? Raccontami.
Sì, quando mi hanno sparato per la terza volta.
Un’ esperienza all’estero ti cambia la vita, vedi cose che non credevi
esistessero, ragioni in maniera diversa, ma soprattutto ti rendi conto
che la vita non è solo ciò che ti circonda. Purtroppo però ti rendi
conto che non è tutto così facile, la prima volta che sono stato
aggredito stavo passando in un corteo di manifestanti, io non ricordo
molto mi hanno raccontato le persone vicino a me che sono arrivati in
due, uno mi ha tirato una corda attorno al collo e mi ha stretto finché
non ho perso i sensi, poi mi hanno levato
portafoglio scarpe e cellulare… e la cosa assurda è che quando mi sono
svegliato, la gente attorno a me mi prendeva in giro e ridevano per
quanto ero stato fesso a farmi fregare così.
Avevo preso in affitto un
appartamento presso un piccolo palazzo, mi piaceva perché ricordava
molto i palazzi italiani, con una facciata di finestre direttamente
sulla strada. Un giorno stavo in camera e sento fischiare dalla strada,
mi affaccio e due tipi su una macchina iniziano a sparare ma non solo a
me, a tutti quelli che si sono affacciati, per poi scappare via quando
il mio vicino risponde al fuoco. Non si è mai capito chi volessero
ammazzare.
Avevo quasi finito i soldi e per cercare una soluzione avevo
deciso di prendere in gestione un piccolo negozio e metterci una
piccola pizzeria a taglio. Un giorno stavo pitturando la parte esterna
per i cavoli miei e all’improvviso scoppia il finimondo, due bande
rivali si erano incontrate proprio nella strada dove io pitturavo,
saranno stati almeno 5 minuti a spararsi, sembrava di star in un film di
Stallone, e la cosa assurda è che la gente faceva il tifo invece di
strillare e ripararsi.
 
-Vuoi dire che in Ecuador c’è una specie di “mafia”?
No non esiste la mafia, o almeno non esiste come la intendiamo
noi, è solo che la gente non ci pensa due volte a sparare o a usare
una pistola. La polizia è inefficiente (a meno che non venga pagata).
Spesso se per strada ti rapinano e magari tu non hai un centesimo perché
sei uscito senza soldi… allora ti ammazzano per dispetto. Quindi il
segreto è o uscire sempre con almeno 20 dollari o uscire armato così
forse puoi salvarti la vita. E’ vero che io giravo per zone rosse
(alcuni fornitori mi vendevano le cose a meno) però ovunque in
Sudamerica, esci ma non sai se torni, e chi ti dice il contrario
mente.
Poi logicamente ci sono alcuni piccoli paesini dove si conoscono
tutti e la criminalità è pari a
zero. Oppure località turistiche di mare ultra costose dove vanno gli
Americani, anche lì la criminalità è pari a zero, viene repressa dalla
polizia con il guanto di ferro perché pagata dai commercianti.
Lì tutto
ha un prezzo, anche la vita di tuo figlio può essere quantificata in
dollari. E’ assurdo e schifoso questo modo di pensare, ma è così.

-Hai avuto
proprio un’esperienza negativa e ti ringrazio per averla raccontata,
vuoi dare qualche consiglio ad altri Italiani che vorrebbero lasciare
l’Italia per un paese Estero?
Certo, rimango
sempre dell’idea che per vivere in un paese sottosviluppato bene,
bisognerebbe avere un ingresso dall’Italia, una casa in affitto o una
pensione. Spagna comunque la consiglierei al 100% il Sudamerica forse,
bisogna andare in posti specifici ed evitare i miei errori, non lo
consiglierei a chiunque, ma solo a gente preparata.
Per esempio il mio socio con il quale ho aperto il ristorante in Spagna
aveva una pensione di invalidità (non aveva una gamba) che gli ha
permesso di vivere in quasi tutto il mondo, è stato anni in Costarica,
Spagna, Uruguay Panama, e lui si è sempre trovato bene ovunque andasse,
mi ripete sempre che la sua vita è iniziata a 35 anni quando ha mollato
il lavoro di centralinista in RAI ed ha deciso di andarsene a vivere
all'estero. Da quel momento non si è più fermato. Io purtroppo ho
tentato ma non ho trovato la mia strada, ma ritenterò presto.

-Secondo te cosa è andato male?
La mia inesperienza in Ecuador, ragionavo come ragionavo in
Italia. Invece no, dovevo partire con un altra mentalità, comunque a
parte le cose negative, c'erano dei lati molto positivi: i trasporti
pubblici; alcuni dolci e frutta; le humitas e il pan de yucca,… Della
Spagna invece ho solo nostalgia, mi manca un po' tutto ogni giorno, la
libertà di vivere più a contatto con la natura, la cultura Spagnola e la
gente.

-Tornerai ancora all’estero?
Se avessi la possibilità anche domani, ma non di certo in Sud America!
Di Maria Valentina Patanè 21/11/2011 |
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