VIAGGIARE COME META: La vera libertà, secondo Luca, inzia nel momento in cui si parte da soli Di Massimo Dallaglio 07/09/2012
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"Nel momento
che il tuo cervello percepisce l'idea di partire arriva quella chiamata
che ti smuove lo stomaco, ma credo sia davvero importante partire da
soli, il partire da soli comporta un inevitabile senso di
responsabilità, un azzeramento totale con il passato, partire con un
amico o un conoscente creerebbe un inerzia tale da restare nel tuo
personaggio mentre invece dal primo passo dopo la porta di casa sei già
una persona diversa".
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Ciao, mi chiamo Luca ho 31 anni, sono nato a Torino ma nelle vene scorre il sangue caldo del meridione e la passione per il sole di un isolano (Sardegna). Viste le origini, il mio DNA è a forma di valigia di cartone con globuli rossi in canottiera, quindi il salto fuori dal mio paese non è stato traumatico, ho sempre avuto la passione per il sole e il mare, ho studiato elettronica e telecomunicazioni, ma me la cavo bene con tutto quello che è manuale, dalla falegnameria alla meccanica ( è questo spesso mi ha tolto dai problemi in molte parti del mondo).

La voglia di partire vera e propria è arrivata subito dopo il servizio militare (19/20 anni) è stato quasi automatico, ho scoperto quanto fosse importante la libertà il giorno che mi è stata tolta anche se solo temporaneamente, per questo credo che il militare sia davvero utile, non perché io creda nelle armi, anzi, ma perché per la prima volta nella vita di una persona normale si prova la sensazione di non poter andare dove si vuole, mangiare ciò che si vuole, anche solo stare svegli con la luce accesa, esserne privati, ci fa apprezzare la libertà.
Per me la libertà è quella sensazione che ti prende lo stomaco quando stai per partire senza sapere dove arriverai, quella che ti può far spingere ai confini del mondo senza una ragione logica e razionale, quel potere di scelta che ti permette di essere felice anche sapendo di fare la cosa più stupida, quella sensazione che ti fa sentire vivo in mezzo al Borneo a petto nudo sotto una pioggia torrenziale e ti fa sorridere tanto da farti venire da piangere.

Quando intrapresi il mio primo viaggio avevo circa 19 anni, non avevo mai vissuto all’estero prima, 27 euro in tasca e le idee confuse scritte su un pezzo di carta accartocciato ad un biglietto aereo, non sapevo cosa volessi dalla vita, ma avevo chiari esempi di quello che non avrei voluto, quindi scartando tutte le opzioni convenzionali diventano prevedibili anche quelle irrazionali, ero così incosciente da partire con 27 euro in tasca ma grazie a quel gesto ho scoperto me stesso, elencare tutti i posti dove sono stato negli ultimi 11 anni sarebbe inutile perché anche se per me sono stati molti paesi in realtà è sempre lo stesso unico magnifico emozionante viaggio che ancora percorro.

Il rito del viaggio è sacro, non importa per dove, non è la distanza che rende importante il viaggio, nel momento che il tuo cervello percepisce l'idea di partire arriva quella chiamata che ti smuove lo stomaco, ma credo sia davvero importante partire da soli, il partire da soli comporta un inevitabile senso di responsabilità, un azzeramento totale con il passato, partire con un amico o un conoscente creerebbe un inerzia tale da restare nel tuo personaggio mentre invece dal primo passo dopo la porta di casa sei già una persona diversa, per riempire un vaso di acqua fresca prima bisogna svuotarlo, per lo stesso motivo parto con la valigia semivuota, non sai mai cosa puoi incontrare nel cammino, poi durante il viaggio si conoscono personaggi incredibili.
Mi chiesero:”Ma come si fa a viaggiare 11 anni senza essere ricchi sfondati?” basta la volontà, spirito di adattamento e una buona dose di fortuna mista a pazzia totale, questo è il mix esatto, devi sentirlo.

Io non ho iniziato viaggiando, io ho iniziato SCAPPANDO, poi il continuo scappare si è trasformato in viaggiare, con il tempo le esperienze ti portano alla consapevolezza. Ma passiamo alle esperienze vere e proprie: eravamo rimasti a 27 euro, giusto, nel giugno 2000 avevo in tasca la misera somma di 27 euro ma la voglia di andarmene era tanta, quindi dopo vari tentativi ho preso contatti con un agenzia di animazione che cercava un tecnico del suono, presi la palla al balzo e dopo 24 ore mi trovavo in Sardegna, wow biglietto pagato, livello 1 superato, lavorai cinque mesi poi presi i soldi e mi pagai il biglietto per il viaggio successivo, finivo in un posto, lavoravo e vivevo li per un periodo, a contatto con la gente locale, è diverso stare li come turista, cosi via via come le caselle di un gioco da tavolo finivo per saltare da uno stato ad un altro, Grecia, Egitto, Spagna, appena arrivato alle Canarie senti una fortissima sensazione che mi prese al mio arrivo in aeroporto, la prima boccata d’aria calda e pulita mi riempii i polmoni, una voce interiore mi ripeteva “ finalmente siamo riusciti a perderci come si deve” in questi tempi moderni non sappiamo più cosa vuol dire perdersi, è una sensazione ancestrale che ci fa sentire padroni di noi stessi fino alla parte più profonda di noi, mi fermai a Tenerife due anni, ho lavorato per un po in un hotel, poi presi i brevetti da sub e comincia a lavorare in un Diving center, poi aprii un'agenzia di location per il cinema, ossia trovavo posti meravigliosi e suggestivi, li proponevo e organizzato tutto per le riprese, location, trasporti, tutto quello che riguarda la logistica, stava andando tutto bene poi di nuovo la voglia di ripartire ha preso il sopravvento ma questa volta ad un livello superiore e via Nuova Zelanda, Australia, Indonesia, Thailandia, Micronesia, Polinesia, Messico, insomma una volta iniziato è difficile fermarsi, quando scopri il mondo come fai a dire basta, ad ogni modo se tanto dovevo stare fuori dal mio paese cosa importa se stavo a S. Marino o alle Fiji.

In Nuova Zelanda e Australia Lavoravo in un acquario visto i brevetti,
in Asia ZINGAREGGIO PURO, un giorno sono finito vicino alle isole Cook
nel Pacifico solo perché avevo scommesso con me stesso che avrei messo
piede nel posto più lontano in assoluto da dove sono nato, in realtà
calcolando il posto esatto su questo pianeta più lontano da Torino si
trova in mare, ma diciamo che il pezzo di terra più lontano da dove son
nato sono riuscito a toccarlo, ora per andare più lontano di così sarei
obbligato ad andare nello spazio, mi sono trovato su questa spiaggia se
avessi fatto un solo passo in più in qualsiasi direzione, sarei stato
inevitabilmente più vicino a casa, una sensazione che ti fa capire che
tutte le barriere di razze, lingue e religioni sono state messe dagli
esseri umani, in quel momento non ti senti più etichettato ma sei parte
integrante di questo pianeta, non di un solo paese non di una nazione,
ma sei parte del mondo e stai esercitando il tuo diritto alla libertà.
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Di lavori ne ho fatti tanti, ma non dimentichiamoci che il lavoro è un
mezzo non il fine! Io lavoravo per viaggiare non viaggiavo per lavoro,
anche se di questi tempi ci fanno credere che sia un lusso avere un
lavoro fisso in realtà il vero lusso è poter scegliere ancora da soli
per la propria vita, la vita non è niente di più che il tempo che
abbiamo a disposizione, quindi se mi togli del tempo mi togli della
vita, bisogna impiegare questo bene prezioso per fare quello che ci fa
stare bene, spesso quello che ci fa stare bene non coincide con quello
che ci fa guadagnare a livello economico, ma la qualità della vita non
si misura in dollari, ho visto gente in Asia con i piedi nel fango
tagliando riso essere più felice di molti dirigenti di banca in Italia,
quindi è davvero tutto soggettivo, una volta che capisci questo concetto
il tuo rapporto tra tempo-soldi cambia radicalmente e automaticamente
cambiano i tuoi desideri.
Se avessi aspettato di avere i soldi per viaggiare sarei ancora in
aeroporto con i soliti 27 euro ma 12 anni dopo, quindi se senti di farlo
fallo e basta, non ci saranno mai le condizioni ottimali per partire,
ne economiche ne affettive, per pulire un oggetto bisogna
inevitabilmente sporcarne un altro è una legge universale.
Non si può dire che abbia mollato tutto nel vero senso del termine,
semplicemente ho seguito uno stile di vita tutto mio, non vuol dire che
sarò sempre in giro come un anima in pena o come diceva mio nonno “giri
come un cane senza padrone” ma anche solo essere libero per un periodo
relativamente lungo della vita ti insegna a vedere le cose sotto una
prospettiva diversa, alla fine ci illudiamo di trovare chissà cosa fuori
dal confine ma in realtà siamo noi ad essere diversi appena fuori da
casa!
Prima di mollare tutto, casa affetti, consiglio di prendersi un periodo
per stare davvero da soli, vai su una montagna anche solo trenta
giorni, se riesci a sentire la tua voce senza impazzire allora sei
pronto per mollare tutto.

Il viaggiare molto ti crea dei sintomi che se fosse un lavoro gli
esperti lo definirebbero come una deformazione professionale, per molti
anni ho viaggiato con la stessa valigia e quando vedevo qualche oggetto
in una vetrina il mio cervello lo escludeva a priori per il semplice
fatto che magari non entrava in valigia o era pesante, mi sono chiesto,
se per anni ho usato solo quello che avevo in valigia allora tutto
quello che sta fuori dalla valigia in realtà è superfluo, non ne ho
veramente bisogno.
Il fatto di essere nato in Italia a livello burocratico mi ha permesso
di visitare tutti i paesi che mi interessavano, non avevo mai pensato
quanto sia facile per un europeo entrare in un paese estero, me ne resi
conto solo vedendo alcuni amici argentini e messicani che si sono visti
negare il visto in Australia, spesso diamo per scontato tutto del
nostro paese, ma ha i suoi vantaggi a volte. Dieci anni fa, quando
inizia a girovagare, era tutto più semplice, ora tutto si fa più
complicato, ci vogliono mille visti, mille assicurazioni, biglietti di
andata e di ritorno, non si può più improvvisare molto.

Lavorare all’estero spesso è più facile e meno vincolante (tranne in
U.S.A…visti e burocrazia interminabile), si possono trovare lavori
addirittura giornalieri, Messico e Asia, ma le paghe non sono delle
migliori, ma se uno intende fermarsi in loco per un periodo va più che
bene, impensabile pagarsi un biglietto aereo in rupie indonesiane,
meglio uno scambio alla pari sul posto, se invece una persona ha
necessità di avere delle buone entrate e vivere in un bel posto
consiglio l'Australia: una volta ottenuti i visti si può trovare un
lavoro ben pagato anche senza essere super qualificato, il rapporto
stipendio costo della vita è ancora favorevole.
Purtroppo la pressione fiscale in Italia è schiacciante e non lascia
possibilità ai giovani, in Nuova Zelanda (Auckland) ho conosciuto
ragazzi di 25 anni che si sono comprati una casa facendo come lavoro i
giardinieri, pulivano i giardini e i vialetti, hanno aperto una ditta e
dopo 5 anni di lavoro si sono comprati una casa, in Italia un giovane di
buona volontà è da ritenersi fortunato se riesce a pagarsi un affitto
in un appartamento condiviso, sono queste le cose che mi hanno spinto a
guardare oltre.
Credo sia facile integrarsi in qualsiasi parte del mondo se non si punta
alla scalata, se non devi fare carriera facendo le scarpe al prossimo,
se non devi possedere oltre misura, diventa facile integrarsi perché se
riesci a vivere per il gusto di farlo allora la gente ti vedrà per
quello che sei e non per quello che devi essere per ottenere i tuoi
obbiettivi, ad ogni modo mi sono integrato bene quasi in ogni parte del
mondo dove sono stato, in Asia è più difficile per noi occidentali vuoi
per la lingua e per la cultura, ma se riesci a lasciare fuori il latino
sangue caldo e chiassoso, puoi assorbire una parte di forza che ti
accompagnerà per sempre.
Il mio paese mi manca sempre, nel bene e nel male, ma la vita è una sola
e nel tempo che ci è stato concesso dobbiamo cercare in tutte le
direzioni possibili la nostra felicità, sono nato nel paese più
completo del mondo ed è proprio per questo che ho avuto gli strumenti
per capire e viaggiare, non rinnego mai le mie origini anzi ne vado
fiero, (specie quando vedo la cucina Zelandese), un giorno mentre ero
nel Outback australiano cantando canzoni italiane degli anni '60, mi
resi conto che era ora di tornare a casa per un po'.
Mi è capitato di trovarmi su di un'isola della Micronesia per qualche
mese, senza corrente, nè telefoni, nè internet e a volte senza acqua
dolce, vivevo in un villaggio di circa 80 persone, i primi giorni sono
stati bellissimi poi le cose cambiano, tutte le nostre comodità da
occidentali ti mancano, anche un semplice gesto come aprire un rubinetto
per farsi una doccia diventa utopia, allora mi resi conto di quanto
abbiamo a casa nostra e come lo sfruttiamo male, ci hanno abituato a
lavorare parecchio per consumare molto e in fretta, invece la vita li
era diversa, ma tutto sta nel doversi adattare alla natura e non
adattare la natura ai nostri bisogni infiniti. Un giorno il capo
villaggio Waia un samoano di 180 kg mi vide scrivere pensieroso sul mio
libretto di appunti, scambiammo due parole sui problemi di noi
occidentali, mi fece un chiaro esempio, mi disse: “ lo vedi quella
pianta di banane la in fondo, noi non abbiamo fatto nulla per farla
crescere è sempre stata li, il sole gli da la forza e la terra il
nutrimento, in questo che merito ne abbiamo noi, le banane non sono
fatte per essere vendute, ne trasportate ne esasperarne le coltivazioni,
vanno semplicemente mangiate, è un regalo che ci è stato fatto.”
Quello che mi fece più impressione e che in un isola tanto piccola con
80 persone non ci fossero rifiuti, tutto riutilizzato, noi in Italia
buttiamo due buste della spesa piene di spazzatura al giorno a testa,
allora mi chiedo quale parte del mondo è quella civilizzata?
Non posso dare consigli su quale parte del mondo varrebbe al pena
trasferirsi perché ogni posto a modo suo è speciale, dipende da che
occhi lo si guarda, il posto più bello del mondo è quello dove ti trovi a
tuo agio con chi ti sta intorno e con te stesso, quindi non importa se
scappi in Nepal o semplicemente cambi isolato, ho scoperto che il
viaggio più difficile di tutti è quello che facciamo senza muoverci, ma
se proprio devi muoverti non importa dove vai ma devi perderti per
forza, altrimenti è una gita guidata non un viaggio.
Cosa farei se avessi 20 anni pochi soldi in tasca e voglia di vedere il mondo?
Una sola parola “Oneworld ticket” ossia con un solo biglietto aereo puoi fare il giro del mondo in 12 mesi
- Passo uno: fare un lavoro qualsiasi per mettere insieme 1500 euro, non è impossibile!!
- Passo due fare dei visti, Australia e altri a preferenza. Australia
Work and Holidays Visa importante per fare rifornimento di fondi
(meglio se nel periodo di raccolta frutti… soldi rapidi).
- Passo tre partire con il minimo indispensabile.
- Passo quattro dimenticarsi di tutto il resto, anche solo per un anno,
al ritorno la tua vita sarà sotto sopra come un calzino, avrai
conosciuto così tanta gente da poter essere ospitato in tutte le parti
del mondo per i prossimi dieci anni… buon divertimento!
Acolta l'anteprima del brano di Luca:
Blog: http://27euro.blogspot.it Email: luckedeejay@yahoo.it
Di Massimo Dallaglio 07/09/2012
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Dal 1907 LA TUA SSICURAZIONE VIAGGI
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STUDIARE E LAVORARE ALL'ESTERO
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TRASFERIRE DENARO ALL'ESTERO
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LO ZAINO PERFETTO COME BAGAGLIO A MANO DA CABINA ADATTO A TUTTI I VOLI DELLE COMPAGNIE LOW COST
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